In risposta alla crisi economica, che ha seguito la pandemia, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza inizia ad attuare quanto messo nero su bianco dal governo, erogando i fondi per incentivare i progetti ecosotenibili. Dei 248 miliardi di euro previsti per rilanciare l’economia del nostro paese, infatti, ne ha destinati anche quasi 7 miliardi al settore agricolo.
Sono particolarmente favoriti i progetti legati all’agricoltura 4.0, gli interventi per la logistica, l’ammodernamento dei macchinari, i contratti di filiera corta e l’introduzione di alcune tecnologie per l’avviamento di un’attività di programma di sostenibilità alle imprese.
Ma qual è lo scopo centrale di questi fondi? Sostenere e rafforzare il settore in tre aspetti specifici, quali l’economia circolare e l’agricoltura ecosostenibile, i contratti di filiera e la tutela del territorio e delle risorse idriche.
Le misure relative a l’economia circolare
Le misure relative a l’economia circolare comprendono i mezzi per sviluppare la logistica per i settori agroalimentare, pesca, acquacoltura, silvicoltura e orticoltura.
Riflettori puntati per promuovere l’installazione del fotovoltaico su magazzini e strutture aziendali e la rimozione dell’amianto dai tetti.
Il piano si estende anche all’ammodernamento dei macchinari agricoli a beneficio di specifici strumenti meno inquinanti, con uno stanziamento di 500 milioni di euro. Circa 1,2 miliardi di euro sono stanziati ai contratti di filiera per ridurre l’uso di farmaci, antimicrobici e fertilizzanti sintetici, incoraggiare l’agricoltura biologica e la conservazione della biodiversità, migliorare il benessere degli animali, e incoraggiare la produzione di energia rinnovabile e l’efficienza energetica.
Sono stati resi fruibili, infine, 880 milioni di euro per il cosiddetto progetto per la resilienza dell’agrosistema irriguo. Quest’ultimo intervento mira a favorire l’installazione di infrastrutture per una migliore gestione delle risorse idriche , anche in relazione ai cambiamenti climatici.
sostenere progetti con spiccata vocazione all’agricoltura 4.0
I capisaldi dell’agricoltura 4.0, sono quindi, le soluzioni digitali che rispettano le esigenze del suolo, del territorio e delle piante, migliorando la resa produttiva delle imprese. Una trasformazione dei processi produttivi volta a contenere costi e impatto ambientale. Tra i vantaggi, previsti dal documento governativo, troviamo il credito d’imposta, una misura di agevolazione fiscale prevista per gli investimenti rivolti all’acquisto di macchinari agricoli.
i fondi per incentivare i progetti ecosotenibili: Valore dei contributi e durata
Il contributo è pari al 50% dell’investimento e fino a 2,5 milioni di euro per le macchine con tecnologia 4.0. Mentre è del 10%, con soglia massima fissata a 2 milioni, per tutti gli altri macchinari. Questa tipologia di credito può essere utilizzato per compensare spese di IVA, IMU, contributi previdenziali e imposte dirette. Vi possono accedere tutte le imprese con sede in Italia. Per beneficiare del credito d’imposta per l’agricoltura 4.0, si dovrà presentare l’autocertificazione in caso di investimenti inferiori ai 300.000 euro e la perizia tecnica in caso di investimenti superiori a 300.000 euro.
Il bonus fiscale durerà 3 anni a partire dall’anno successivo da quello di inizio di utilizzo del macchinario. Sono, altresì, operativi anche finanziamenti a fondo perduto dell’Inail per le imprese che scelgono di investire in nuovi macchinari agricoli. Per le aziende interessate alla trasformazione tecnologica disposte a uniformarsi al modello dell’agricoltura 4.0, è possibile anche utilizzare la normativa sui beni strumentali ‘Nuova Sabatini’. La misura, finanziata per il periodo 2020-2025, prevede un importo complessivo di 105 milioni di euro. Il contributo è erogabile in un’unica tranche.